Il sogno è un mondo a se stante ma paradossalmente legato da un vincolo strettissimo alla veglia.
Il sogno è costruito da una fitta rete di simboli universali, leggende, miti ed è anche la voce del nostro subconscio, di tutto quello che non vogliamo dire a noi stessi, di quello che ci spaventa e di qualcosa in più.
Secondo i popoli di tutte le culture il sogno è il veicolo attraverso il quale l’uomo dialoga con gli dèi, raccoglie i loro suggerimenti, ha preziosi indizi sul suo futuro, presente e passato. Il sogno diviene un cammino verso se stessi, un universo parallelo ripulito dalle morali, dalla sovrastruttura, dalla logica, dalle regole e dalla maschera che indossiamo durante la veglia.
In quel magico momento in cui, complice l’oscurità della notte e l’influenza della luna, diventiamo follemente saggi o saggiamente folli, viene da pensare a Platone riguardo alla celebre massima che cita la paziente pazzia che accomuna poeti, veggenti, pazzi e amanti.
Così, come Freud pensava che nei sogni si nascondessero le nostre voglie represse, prevalentemente sessuali, il suo allievo di spicco Jung si mette invece su posizioni diverse. Jung, attento studioso dei simboli che ci portiamo dietro e dell’oscuro magazzino dell’incoscio, recuperava il messaggio degli antichi e vedeva nei simboli che invadono i nostri sogni anche preziosi consigli sul nostro futuro, come se noi stessi fossimo la chiave per l’interpretazione del nostro avvenire.
Che li incubassero apposta come i sacerdoti e gli sciamani o che il messaggio degli dèi giungesse loro per caso, gli antichi tenevano in gran conto i sogni, che consideravano alla stregua di profezie (cosa che credo anche io e vi anticipo qui del post sui sogni premonitori che vi scriverò a breve). Al punto che, nella Roma di Cesare, chiunque avesse fatto un sogno di possibile interesse per la città aveva obbligo di raccontarlo alle autorità competenti.
In effetti la zona inconscia della psiche, insieme ai resti della vita diurna, paure, complessi, ricordi, convivono anche frammenti di comunicazione con il piano sottile, di fenomeni paranormali, di percezioni extrasensoriali che gli addetti ai lavori come noi chiamano telepatia, chiaroveggenza, precognizione.
Sognare che la zia vi chiama, che domani beccherete una multa, che vostro marito non è in ufficio ma al mare, è il paranormale che si manifesta attraverso i sogni costruendo un ponte mentale tra noi e l’ignoto.
Questo è un mazzo da 52 carte, 45 raffigurano i temi onirici più comuni e si dividono in:
carte di affettività
carte di paura
carte di desiderio
carte di sensazione
carte di ricordo
A queste si aggiungono le sette carte definite jolly: 5 con la figura di eminenti psicologi che hanno decodificato e interpretato la struttura dei sogni ( in ciascuno di essi c’è raffigurato il simbolo della loro teoria e hanno il compito di caratterizzare il sogno stabilendo il suo significato divinatorio) e 2 che aprono e chiudono il mazzo: il sole e la luna. Rispettivamente il maschile e il femminile, il consultante e la controparte.