Una donna sbadiglia
e la finestra dietro tremola al crepuscolo
di una serata autunnale,
nel paese antico.
“Chi ti ha affascinato, Maria?”
E’ già sera e la calma è tornata
tra le auto nei vicoli e le vecchie
sedute all’uscio di casa.
Gli odori sono quelli di sempre,
di fumo e cipolla,
della gente della terra,
del cibo condiviso in famiglia.
Maria ha dolore di testa,
l’aspirina non è bastata.
“Non è che ti hanno affascinata?”
La domanda è arrivata come spada invisibile,
ironico spettro sottile e potente
di un mondo arcano ma ancora presente.
Un mondo dentro l’altro,
cuore di cipolla nel paese moderno e remoto.
E allora zia Caterina la fa sedere
e le mormora l’affascino sulla sedia tarlata,
e sprofonda in uno stato difficile
tra il sonno e la veglia...
e va lontano chissà dove a parlare coi Santi,
che le portino via ‘sto dolore alla ragazza.
Una donna sbadiglia e la stanza si offusca,
e traspare una luce
di umanità e magia.
Fiorisce ancora il contatto,
di te mi posso fidare,
e passerà anche questo dolore.
Ci faremo una bella risata su questo antico rituale,
un misterioso fai-da-te
che ci insegnò la nonna della nonna,
al tempo dei piedi e delle mani nella Terra.
“[Con il termine fascinazione] si indica una condizione psichica di impedimento e di inibizione, e al tempo stesso un senso di dominazione, un essere agito da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l’autonomia della persona, la sua capacità di decisione e di scelta..
Cefalalgia, sonnolenza, spossatezza, rilassamento, ipocondria spesso accompagnano la fascinazione: ma l’esperienza di una forza indominabile e funesta resta il tratto caratteristico. La fascinazione comporta un agente fascinatore e una vittima, e quando l’agente è configurato in forma umana, la fascinazione si determina come malocchio, cioè come influenza maligna che procede dallo sguardo invidioso (onde il malocchio è chiamato anche invidia), con varie sfumature che vanno dalla influenza più o meno involontaria alla fattura deliberatamente ordita con un cerimoniale definito, e che può essere – ed è allora particolarmente temibile – fattura a morte. L’esperienza di dominazione può spingersi sino al punto che una personalità aberrante, e in contrasto con le norme accettate dalla comunità, invade più o meno il comportamento: il soggetto non sarà più allora semplicemente un fascinato, ma uno spiritato, cioè un posseduto o un ossesso, da esorcizzare.
Il trattamento della fascinatura (o affascino, o attaccamento, o malocchio, o invidia, o fattura) si fonda sulla esecuzione di un particolare cerimoniale da parte di operatori magici specializzato.”